lunedì 8 agosto 2011

2011: Invasione turistica


Questa estate 2011 ha segnato una particolare congiuntura in tema di viaggi: l’invasione di grandi folle di turisti che in alcuni casi ha messo in seria difficoltà i luoghi di visita.

Assimilati a volte più a sciami di cavallette che a viaggiatori, i turisti sono argomento di molte cronache di questa estate. E l’argomento investe molti aspetti del turismo e aree geografiche ben distanti fra loro.

Il primo caso è quello di Venezia che in un sabato di fine luglio ha visto lo sbarco di 35.000 croceristi, circa la metà dei residenti della città. In un solo giorno 11 navi (da crociera e traghetti) hanno fatto scendere in città un popolo di turisti che, aggiunto agli altri visitatori, ha contribuito all’intasamento delle strette calli veneziane. 

Secondo caso in Egitto: è stata annunciata la chiusura della Tomba di Tutankhamon perché a causa dell’umidità portata dai visitatori, si rischia di perdere queste importanti opere nel giro di 200 anni.

Terzo caso: Machu Picchu, presa d’assalto da migliaia di turisti che volevano visitare il sito in occasione del centenario della scoperta. Risultato: caos, ressa, file interminabili per vedere la città.

Il “problema” dei troppi turisti è una preoccupazione anche per molte altre località e siti: dall’isola di Capri a Rapa Nui, da Angkor Wat alla Cappella Sistina.
Soluzioni a questo problema ne nascono sempre, dalla tassa di soggiorno in determinate città alla limitazione del numero di accesso ai siti o a rigide regole per la fruizione delle opere d’arte.

A Venezia gli abitanti si lamentano di non riuscire nemmeno ad entrare in casa, mentre l’associazione Italia Nostra, all’inizio di questa estate, ha chiesto ai maggiori giornali stranieri di pubblicare un appello con cui chiede l’intervento dell’Onu per impedire che i turisti diventino un’orda devastante per la città. 

E la proposta per “salvarsi”? Secondo Italia Nostra è questa: se si dorme in un albergo di Venezia si può visitare la città, altrimenti ci si mette in lista d’attesa per poter entrare. A fine luglio il Comune di Venezia ha fatto partire una nuova sperimentazione: all’imbarco di Rialto sono divisi gli accessi ai vaporetti tra turisti e residenti. Mentre già nel 2009 il Comune ha creato venice connected , un sistema di acquisto on line di servizi: paga meno chi compra on line e chi va in città nei periodi verdi, ossia quelli di minore afflusso turistico.
Ma a molti veneziani doc tutte queste soluzioni non sembrano davvero efficaci. Lavocedivenezia.it - Imbarco a Rialto

In Egitto è già allo studio una riproduzione della tomba di Tutankhamon e di quelle di Seti I e Nefertari che saranno chiuse a breve. Un po’ come è stato fatto per le Grotte di Lascaux nell’Aquitania francese dove orsi, tori, mucche, cavalli, mammut dipinti dall’uomo preistorico, sono ammirabili nella riproduzione della grotta chiamata Lascaux II.

Machu Picchu ha un tetto massimo di accessi consentiti al giorno: 3400. Troppi secondo l’Unesco che vorrebbe limitare i visitatori a 900 al giorno, per preservare il sito.

I turisti spesso vengono visti come invasori, distruttori della quiete degli abitanti o delle bellezze artistiche. Ma chi li critica si ricorda, subito o dopo un po', che sono anche i protagonisti di un notevole introito economico.
Ci si chiede se turismo e preservazione dei siti siano incompatibili. Ma il dilemma non è di questi giorni, se pensiamo che nell’Ottocento i viaggiatori si lamentavano dei turisti che invadevano i luoghi d’arte e se pensiamo che Chateubriand, ferreo sostenitore della preservazione in loco delle opere d’arte, nel 1811 dalla visita all’Acropoli di Atene si portò a casa un pezzo di marmo come souvenir.

La lunga lotta fra l’arte e i suoi fruitori continuerà? 
Avrà forse ragione il segretario generale del consiglio supremo delle antichità egiziane Zahi Hawass?  
Ha dichiarato: "E' più importante proteggere la storia che il turismo".

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