venerdì 25 novembre 2011

Avvento in Austria



Zell-adventansicht- © kleine-historische-staedte
La magica atmosfera dell’Avvento si sta avvicinando: il profumo del vin brulé e le luci natalizie iniziano a invadere le “Piccole Città Storiche” austriache dove fra piazze e vicoli pittoreschi ci si può perdere alla ricerca di tradizioni e sapori locali mentre i mercatini dell’Avvento propongono oggetti per la decorazione di albero e presepio.

A Steyr, in Alta Austria, si può visitare il Santuario barocco di Gesù Bambino raggiungibile con storici pullman della Posta. Dall'ufficio postale del Santuario vengono spedite e ricevute ogni anno circa due milioni di lettere natalizie. Si può poi visitare il museo natalizio che raccoglie 14.000 decorazioni per l’albero di Natale degli anni 1830-1945.
A Imst sono in mostra bellissimi presepi locali mentre romantici viaggi in carrozza e le sfilate dei Krampus, di San Nicola e di Gesù Bambino sono gli appuntamenti imperdibili dell’Avvento.
Kufstein è il luogo ideale per fare cavalcate sui pony o gite sulla ferrovia storica.
Per ammirare un grande Calendario dell’Avvento si va a Lienz dove ogni giorno alle 17 viene aperta una finestrella del calendario d'arte realizzato sulla facciata del municipio.
A Enns vengono recitate fiabe di Natale attorno al grande albero e l'11 dicembre i Perchten cacciano gli spiriti cattivi dalla città.
A Schärding è particolare la nuotata dell'albero di Natale il 18 dicembre: l'albero di Natale galleggiante sul fiume Inn viene tirato giù per il fiume da palombari dotati di fiaccole.

Lienz -
© kleine-historische-staedte
Ecco l’elenco delle Piccole Città Storiche:
Vorarlberg
: Feldkirch
Tirolo
: Imst, Hall, Kufstein, Lienz
Salisburghese
: Zell am see, Radstadt
Carinzia
: Spittal
Stiria
: Judenburg, Bad Radkersburg
Alta Austria
: Bad Ischl, Gmunden, Wels, Steyr, Schärding
Bassa Austria
: Baden
Burgerland
: Rust

L’Ente del Turismo propone quattro itinerari che permettono, in tre o quattro giorni, di  visitare più città legandole a un tema particolare: il "Viaggio Enologico" comprende Baden, Rust, Bad Radkersburg; il viaggio  "Arte & Architettura" si fa tra Schärding, Wels, Enns, Steyr, Bad Ischl; il percorso "Montagne Alte - Città antiche" si snoda tra Feldkirch, Imst, Hall in Tirol, Kufstein; infine "L'Oro dei Tauri" prevede la visita a Radstadt, Spittal an der Drau, Lienz, Zell am See.

Informazioni, il catalogo con tutti gli appuntamenti dell’Avvento e le proposte di pacchetti vacanze delle Piccole Città Storiche si trova nel sito Kleine Historische Städte .

Nel sito dell’Ente del TurismoAustriaco si trovano idee e suggerimenti sul periodo dell’Avvento nella pagina dedicata

venerdì 18 novembre 2011

Cibi in viaggio/2-Scuole di cucina a tema natalizio


L’arrivo delle festività porta la curiosità di vedere alcuni luoghi in veste natalizia. Ma per chi ama conoscere i piatti tipici, per Natale c’è la possibilità di immergersi in scuole di cucina che offrono corsi specializzati per le feste.


La Riserva Naturale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa,  nel Carso friulano, organizza lezioni di cucina dal titolo "Le festività nella cucina carsolina" il cui filo conduttore sarà la preparazione di dolci delle tradizionali festività (natalizie, di carnevale e pasquali). 

Ai piatti natalizi sono dedicati i corsi di cucina in Provenza. Per chi vuole cimentarsi nell’allestimento di un vero cenone provenzale (dall’antipasto agli immancabili 13 dessert) ci sono i corsi di cucina all’Hôtel de La Mirande  di Avignone, della fattoria Domaine de l’Oiselet  a Sarrians; de La Bastide des Princes di Caderousse.

A chi volesse assaporare in un unico banchetto le tradizioni culinarie francesi e britanniche, non resta che andare in Québec, dove il foie gras, e il cheddar stagionato sono i protagonisti del pranzo di Natale, concluso dal dolce che ha diverse ricette, in base all’origine della famiglia: la torta all’acero, la cui variante francese è la Buche de Noël, mentre quella inglese è la torta alla frutta sciroppata.

Siete pronti a preparare i piatti tipici del Natale?

venerdì 11 novembre 2011

Sfida al deserto


Il deserto da sempre affascina i viaggiatori. Molti sono quelli che affrontano l’avventura mettendosi alla prova in gare dure e difficili, dove l’abilità dei piloti si confronta con le insidie delle dune e delle piste del deserto. Molti sono quelli che restano affascinati dalla natura spettacolare e molti quelli che si avvicinano alla popolazione che abita nei luoghi che attraversano. Da alcuni anni un gruppo di piloti corre nei rally africani associando alle gare la solidarietà: sono quelli di “Energia e Sorrisi”  team motociclistico vicentino impegnato nelle gare, che è anche onlus che si dedica alla consegna di aiuti umanitari.
 Ci racconta questa esperienza il presidente, Giampietro Dal Ben.

Come e quando è nata l’idea di unire la passione per le gare motociclistiche alla solidarietà?
Nel 2000 sono andato in Egitto per un rally con la moto: ho visto la povertà e ho lasciato le mie cose alle persone che abitavano nei villaggi che attraversavo durante la gara. Ho pensato che non potevo andare in quelle terre credendo che fosse un parco giochi. Così al rientro mi sono organizzato per tornare in Africa. Nel 2006 in Marocco ho trovato una situazione ancora più difficile e quella volta mi ero portato delle borse in più con degli aiuti da lasciare alla popolazione. Ma non bastava. Nel 2007 sono tornato in Marocco per il Tuareg Rallye con un fuoristrada e un maxi rimorchio e ho consegnato 15 quintali di aiuti.

Quando è nata “Energia e Sorrisi”?
Ufficialmente il 14 gennaio del 2008. Siamo una trentina di volontari ai quali si aggiungono i piloti ai quali facciamo assistenza durante le gare e una settantina di persone che gravitano intorno all’associazione.

A quali gare partecipate?
Normalmente partecipiamo alle gare africane: il Tuareg Rallye del Marocco, il Rally di Tunisia, il Rally dei Faraoni in Egitto.  Siamo stati anche al Rally Internazionale d’Albania. Ma abbiamo anche portato aiuti in Bosnia e a L’Aquila.

Quali aiuti portate?
Vestiti, scarpe, giocattoli, materiale didattico, materiale sanitario.

Come raccogliete il materiale?
Generalmente con il passaparola. Ci aiuta la gente che ci conosce e poi aziende, imprese che vengono a conoscenza del nostro impegno. L’importante è non stare mai fermi ad aspettare: perché come dice il nostro motto “coe ciàcoe no se inpasta frìtoe” (con le chiacchiere non si impastano le frittelle), non si possono ottenere risultati solo a parole, bisogna agire.

C’è qualcuno che ha raccontato le vostre vicende?

Sulle nostre avventure sono stati realizzati due libri e due dvd. “Cuore Tuareg” (Autori: Massimo Belluzzo, Luciano Covolo, Luigino Del Pozzo. Editore: C&B Edizioni), accompagnato da un dvd, racconta la spedizione durante il Tuareg Rallye del 2009.   
Per l’edizione 2010 abbiamo realizzato un libro e, separatamente, un dvd, intitolati “La porta nel deserto” (Claudio Tessarolo, con foto di Luciano Covolo e Danilo Pellegrin. Editore: C&B Edizioni - Dvd di Vision/Zetagroup). Sono le storie dei nostri motociclisti e in parallelo dei nostri camion, che affrontano il deserto, ognuno con il proprio compito e ognuno animato dalla voglia di lasciare nel territorio che attraversa non solo le tracce dei pneumatici ma anche un segno di solidarietà. Si possono ordinare nelle librerie. Ci tengo sempre a precisare che il libro costa 15 euro: l’equivalente del costo di consegna di una scatola di aiuti. 

Quale è stato  l’ultimo viaggio che avete intrapreso portando aiuti?
All’’inizio di ottobre di quest’anno siamo stati al Rally dei Faraoni. In un orfanotrofio abbiamo portato 29 letti medicali e 25 quintali di aiuti. La cosa particolare è stata che siamo stati accolti come delle star: non ci aspettavamo tutto questo clamore. Poi nelle oasi che abbiamo trovato lungo il percorso di gara abbiamo consegnato altri 45 quintali di aiuti.

Quali sono i progetti futuri?
Marocco Tuareg Rally nel marzo 2012. La sfida sportiva della gara ci chiama sempre, e insieme c’è sempre la sfida umanitaria: due sfide che non esistono l’una senza l’altra. Per i piloti è importante arrivare alla fine della competizione e magari fare un buon piazzamento, ma l'unica medaglia davvero importante è fatta delle emozioni che viviamo con la gente che incontriamo.

Qual è il ricordo più forte di tutti questi anni passati tra sport e solidarietà?
Nel 2008 in Marocco stavo partendo per l’ultima tappa. Mentre bevevo da una bottiglietta d’acqua mi sono accorto che una donna berbera mi stava osservando. Ho capito che aveva sete e le ho dato la bottiglia: lei si è bagnata le labbra e me l’ha subito restituita. Io l’ ho ripresa in mano ma subito gliel’ho ridata. Lei ha preso la bottiglia, l’ha appoggiata a un muretto, si è tolta un anello dalla mano e me l’ha regalato.

Perché vi chiamate “Energia e Sorrisi”?
Per raccogliere e preparare il materiale ci vuole molta energia e alla fine della gara, la cosa che più ci ripaga di tutto, sono i sorrisi che riceviamo quando consegniamo gli aiuti.

venerdì 4 novembre 2011

Disastri in Liguria: natura matrigna?

Un violento nubifragio si è abbattuto oggi su Genova, proprio mentre la Liguria sta "raccogliendo i pezzi" e rispondendo all'emergenza dei disastri dei giorni scorsi: fiumi di fango si sono riversati sulle Cinque Terre - il centro di Monterosso è stato coperto da tre metri di fango e il porto di Vernazza è stato completamente interrato- e immani disastri si sono registrati anche in Val di Magra e Val di Tara, purtroppo con morti e dispersi. Come dice nel suo diario il Presidente della Regione Burlando (www.regione.liguria.it/diario-del-presidente), ora non c'è spazio per i ragionamenti. Ma poiché anche noi amiamo e conosciamo la Liguria (per tutti gli articoli scritti sulla regione vedi www.itinerarieluoghi.it) vorremmo cogliere uno spunto di Burlando per fare alcune considerazioni. Il tema, dice il Presidente, è quello "dell’abbandono del suolo: non ci sono più gli uomini, nei boschi e sulle colline, che lo tengono in sicurezza come è stato fatto per secoli". E quando ci sono, aggiungeremmo noi con un pizzico di ironia amara, forse non hanno proprio comportamenti ineccepibili, visto che il Parco delle Cinque Terre, è stato nel settembre 2010 "commissariato", dal Ministro Prestigiacomo a seguito di una sospetta gestione poco chiara dei fondi europei. Ma si tratta di vicende non ancora chiarite dalla giustizia e non vorremmo giungere a conclusioni affrettate e superficiali. Fuor di ironia, allora limitiamoci alle riflessioni sul territorio. Noi stessi nei nostri articoli abbiamo sempre decantato il paesaggio forgiato dal lavoro silenzioso e costante dell'uomo, i bei terrazzamenti, le architetture rurali, i muretti a secco, le scalinate che portano al mare. Oggi però non possiamo fare a meno di constatare che i pendii terrazzati e privi di copertura vegetale boschiva sono quelli che hanno offerto meno protezione nei confronti delle onde di piena. Le frane invece non hanno causato danni nelle zone coperte di boschi naturali. E quel mondo antico, di cui si decanta la saggezza e la cura del territorio, ci ha lasciato in eredità anche borghi costruiti sul letto di torrenti, come Vernazza. Non è quindi, ci viene il sospetto, l' abbandono del suolo e dei boschi da parte dell'uomo la causa del dissesto idrogeologico. Insomma, non ci staremo un po' montando la testa? Senza la cura dell'uomo la natura si sente trascurata e fa i capricci? Secondo Burlando in Liguria non si può parlare di cementificazione selvaggia. Ma in 15 anni dal 90 al 2005 il territorio libero dalle costruzioni in questa regione è passato da 249.000 ettari a 135.000, quasi un dimezzamento. Forse, per parafrasare Burlando, non è che non ci siano più gli uomini a tenere in sicurezza i terreni, ma non ci sono più i terreni, che per secoli hanno tenuto in sicurezza uomini e colline. Il bosco muore senza il lavoro dell'uomo? No, l'uomo muore senza il lavoro del bosco.

Cibi in viaggio: quando la scoperta di nuovi sapori diventa motivo di viaggio


In una città straniera mi oriento con il cibo e l’immaginazione” . L’opinione dell’aforista americano Mason Cooley (in City Aphorisms 1986) spiega come la conoscenza della cucina tipica dei luoghi che visitiamo sia parte importante di un viaggio. 
La conoscenza dei cibi, delle tradizioni culinarie, di ricette particolari, è un elemento che in alcuni casi può diventare anche il motivo che spinge al viaggio. Prodotti tradizionali che non rientrano nella nostra quotidiana lista della spesa stuzzicano la nostra curiosità. 
Ma attenzione! Il sito del National Geographic ha pubblicato un articolo dal titolo “Buoni da morire” , una serie di fotografie e spiegazioni su cibi che possono trasformare il desiderio di conoscere le tradizioni gastronomiche di altri paesi in un momento poco piacevole.
A ricordare che ormai il cibo è componente rilevante del viaggio ci ha pensato anche il New York Times che ha chiesto ai suoi corrispondenti di fare un elenco dei cibi europei che valgono il viaggio. Insomma, se è vero che la globalizzazione porta ogni sorta di cibo in quasi ogni angolo del globo, assaggiare i cibi tradizionali nel loro luogo di origine, pare avere tutto un altro sapore. Ed ecco che, nella lista del NYTimes, tra i cibi italiani troviamo il pesto ligure e la granita siciliana. 
Il desiderio di fare classifiche non si ferma. Dopo il Salone nazionale del biscotto ad Alessandria, il network gastronomico Dissapore, ha fatto il censimento dei biscotti  che bisogna provare almeno una volta nella vita. Un elenco diviso per regioni: chi volesse studiare un viaggio è già a buon punto.

E voi, per assaggiare quali cibi vi mettereste in viaggio?